top of page

Jerry Lee Lewis (1935-2022)


E’ mancato a fine ottobre all’età di 87 anni, Jerry Lee Lewis, dopo una vita quanto meno spericolata, qualcuno dice oltraggiosa, all’altezza della sua fama che lo riconosceva con tanti appellativi, primo di tutti “il Killer” sia per la “cattiveria” artistica con cui affrontava ogni esibizione pubblica suscitando gli entusiasmi del suo pubblico (non ce n’era per nessuno, né per i suoi colleghi in cartellone né per il suo pianoforte a cui spesso dava fuoco – un Jimi Hendrix del piano ante litteram) sia per l’episodio (apocrifo?) del tentativo di ammazzare la sorellina minore Frankie Jean gettando il passeggino da una scarpata o ancora per la sua personalità da capo-bullo a scuola dove tentò di strangolare un professore con la sua stessa cravatta. O anche “Re del rock and roll” che lui disputava a Elvis e a Little Richard, non senza ragione vista l’irruenza del suo show, “una cerimonia dei sensi dal carattere pagano e nondimeno finalizzata a raggiungere l’estasi, di altro tipo da quella dei santi della religione ma pur sempre riguardante i livelli più alti dell’esperienza mistica” come ben fraseggia Gianfranco Callieri sul Buscadero. Nel suo immenso ego, il nickname “Killer” gli piaceva tanto da infarcire poi le canzoni di autoriferimenti.


Era figlio del Sud povero e contadino, di una famiglia “redneck” che non poteva che esibire i caratteri che il giovane Jerry Lee avrebbe pienamente assorbito e l’atmosfera che in casa si respirava, quella di una società rurale in corso di dissoluzione: la religione Pentecostale con i cori gospel e i suoi pesanti condizionamenti che avrebbero indirizzato il cugino Jimmy Swaggart alla carriera di predicatore, il senso di superiorità razziale con la sua quota di ambiguità, di diffidenza ma allo stesso tempo di attrazione inconscia, di curiosità verso i neri dell’altro lato della ferrovia, la violenza sotto la superficie di una quotidianità difficile che il giovane Jerry si imponeva di superare suonando il piano, il machismo impenitente. Doveva essere il migliore, il primo, lui contro tutti, contro Elvis e tutti i colleghi, contro il pubblico che gli andava bene solo quando lo adorava, contro le sue origini, contro la legge (si fece qualche mese di galera per aver sparato per sbaglio al petto del suo road manager mirando alla bottiglia che colui teneva in mano…) .

La cittadina natale di Ferriday, Louisiana, appena sulla sponda opposta di Natchez sul grande Mississippi, difficilmente poteva contenere quella personalità esplosiva e infatti diventa Memphis la prima meta della sua ricerca di se stesso. Lì trova Sam Phillips e gli studi della Sun Records e altri giovani talenti inconsapevoli che avrebbero cambiato la musica: Carl Perkins, Elvis, Johnny Cash con i quali tanto più tardi avrebbe confezionato un album intitolato The Million Dollar Quartet (1981). Da Memphis prende il volo il suo percorso artistico che si incrocia con quel breve fenomeno passeggero chiamato rock and roll ma che parte dal gospel bianco, dal country, dal rockabilly e su questi innesta la ritrmica e la sensualità dei neri. E al country ritornerà presto infatti ma interpretandolo a modo suo, rivisitando le radici del genere e imponendo la sua irruenza, tanto da riuscire a trasformare le romantiche nostalgie di Hank Williams in sbalorditivi intrecci di rockabilly e cow-punk.

Tra i suoi ispiratori c’era il pianista texano Moon Mullican ma la madre, temendo che il suo figliolo cadesse preda del sordido mondo dello show business lo aveva mandato al Bible College a cantare esclusivamente inni evangelici. Dove però durò poco perché fu espulso per aver eseguito My God Is Real in stile boogie woogie.

I successi del suo periodo rock and roll furono Great Balls of Fire (da cui anche il titolo del biopic interpretato da Dennis Quaid nel 1989) e Whole Lotta Shaking Going On ma la sua carriera sembrò finire in disastro nel 1958 quando la stampa britannica scoprì che aveva sposato Mary Gale Brown, sua cugina di 13 anni e fu radiato dalle radio e dal circuito dei concerti. Lo accolse nel 1963 la Smash Records di Nashville che pubblicò una registrazione live del 1964, Live at the Star Club, Hamburg ancora oggi considerato uno dei migliori live album di sempre e lo rilanciò sul mercato country. Per Jerry Lee fu come un ritorno alle radici: la canzone Another place, another time arrivò al quarto posto in classifica country e fu seguito a ruota da altri memorabili hits che lo portarono a (seppur tarda) consacrazione nella Country Music Hall of Fame.

Non starò a elencare l’enorme discografia che lo riguarda. Mi limito a celebrare il musicista più che l’uomo, il talento di un ragazzo del Sud che ha scalato le vette del successo fino a diventare un’icona americana e a misurarsi alla pari con i grandi del country e del pop-rock. Ascoltare per credere come affronta la “Rock and Roll” dei Led Zeppelin con Jimmy Page e il delizioso duetto country con Mick JaggerEvening Gown”( in Last Man Standing del 2006).

Io stesso ne sono rimasto conquistato vedendolo live in un grande saloon di Houston portare al delirio una platea di cowboys e roughnecks (operai dell’industria petrolifera) nel 1981 esibendo tutti i “trucchi” del mestiere: il piano suonato col tacco dello stivale, da in piedi sullo sgabello, di schiena e col didietro, uno show concluso con il getto dell’asciugamano sudato in faccia ai più vicini sottostanti. E dovrei portargli rancore per avermi stroncato sul nascere una carriera da promoter musicale dieci anni dopo con un clamoroso no-show in quel di Torino, per il festival country Pickin’ di cui ero organizzatore: lui non arrivò a Linate e solo alla sera prima del concerto il suo manager italo-americano telefonò per avvertire che “il Killer” non era neanche partito per un’infezione alle vie uditive che gli impediva di volare, la più classica delle false giustificazioni (mi ci vollero mesi e le amicizie a Nashville per recuperare l’anticipo…).

Avrei dovuto leggere prima la superba biografia scritta da Nick Tosches e pubblicata in Italia da Alet nel 2010 (Con me all’inferno.La vita di Jerry Lee Lewis) per sapere con chi avevo a che fare, ma come portare rancore a una leggenda? (F.S. 23.12.2022)


39 visualizzazioni0 commenti
bottom of page